05/03/2022

I conservanti cosmetici e le strategie di conservazione

Tra i componenti dei cosmetici troviamo i tanto discussi conservanti. Secondo quanto prescritto dal Regolamento Europeo (CE) n.123/2009 , un prodotto cosmetico deve essere stabile, sicuro e presentare standard elevati di qualità. Vediamo cosa si intende per conservanti cosmetici in senso stretto e cosa sono i conservanti alternativi. Quali sono inoltre le strategie che si possono mettere in atto per contrastare la crescita di microorganismi su matrici cosmetiche da parte di chi formula e produce? Quali sono i test che validano l'efficacia del sistema conservante?

I conservanti nei cosmetici

Secondo quanto prescritto dal Regolamento Europeo (CE) n.123/2009, un prodotto cosmetico deve essere stabile, sicuro e presentare standard elevati di qualità. Cosa vuol dire stabile e sicuro? Che il prodotto deve mantenere nel tempo le sue caratteristiche organolettiche (odore, colore, consistenza) e di innocuità per la salute una volta applicato sulla pelle o capelli.

Così come avviene per i prodotti alimentari, il cosmetico è infatti soggetto a contaminazione da parte di microrganismi quali batteri, funghi e muffe che trovano in esso terreno fertile per la crescita e potrebbero rendere il prodotto non più sicuro per il consumatore.

Bisogna infatti pensare che sia durante il ciclo produttivo che nella sua vita commerciale, il cosmetico subisce una continua esposizione ad ambienti non sterili, quindi ai microrganismi.

Ecco perché diventa fondamentale in fase di sviluppo della formulazione la scelta dei conservanti cosmetici più idonei in relazione al tipo di prodotto.

Conservanti cosmetici ammessi: l'allegato V

Sono circa 60 i conservanti ammessi per l'utilizzo nei prodotti cosmetici e si trovano tutti elencati nell'allegato V della Gazzetta ufficiale dell'Unione Europea, alcuni dei quali normati da precise limitazioni d'uso e di percentuale ammessa.

Si tratta di sostanze "destinate esclusivamente o prevalentemente ad inibire lo sviluppo di microorganismi nel prodotto cosmetico. "

Alcune di esse tuttavia, seppure molto efficaci a bassissime concentrazioni, hanno dimostrato nel tempo un rischio di sensibilizzazione piuttosto elevato. Per citare un esempio, l'utilizzo di prodotti contenenti derivati degli isotiazolinoni hanno dimostrato una correlazione con l'insorgere di dermatiti allergiche (Herman A, 2019 J.Eur Acad Dermatol Venereol 33(2): 267-276).

Test che provano l'efficacia del sistema conservante di un cosmetico

Prima dell'immissione in commercio, è previsto dalla legge (salvo casi particolari quali per esempio i prodotti anidri o con pH estremi o con elevate % di alcool) che venga testata l'efficacia del sistema conservante attraverso test specifici realizzati da laboratori specializzati.

Il test di elezione è chiamato challenge test : il prodotto viene messo alla prova nei laboratori di microbiologia, quindi "sfidato" da inoculazioni ad intervalli regolari di determinati ceppi di microorganismi che mimano ed estremizzano le condizione di esposizione che il prodotto avrà una volta in commercio. Affinché il sistema conservante superi il test (che dura 28 giorni) deve dimostrare di essere in grado di contrastare ed abbattere la crescita dei microorganismi inoculati riportando il livello di contaminazione entro determinati limiti.

Esiste anche un test "in use" che invece consiste nel far utilizzare a dei tester il prodotto, mimando le reali condizioni di utilizzo. Il prodotto poi viene riesaminato in laboratorio e sottoposto a test microbiologici. Il risultato di questo test determinerà la robustezza del sistema conservante utilizzato nel prodotto.

Cosmetici "senza conservanti"

A causa del potere sensibilizzante di alcune molecole conservanti, ha iniziato a diffondersi nell'ultimo decennio il claim "senza conservanti", inizialmente utilizzato per i soli prodotti destinati a consumatori con pelle sensibile. Questo claim si è integrato progressivamente alla "cosmetica del senza" che si è estesa a partire dal canale farmacia a tutti i canali di vendita portando il marketing di numerose aziende a centrare la propria comunicazione sull'esclusione di alcuni ingredienti e conservanti cosmetici come plus di prodotto.

Se è vero che la presenza di sostanze sensibilizzanti può essere sconsigliata per pelli patologiche e particolarmente reattive, essa non rappresenta un reale pericolo per la salute dei consumatori con pelle sana e non predisposta ad allergie.

La dicitura che indica l'assenza di conservanti cosmetici è riferita al fatto che per la formulazione di quel cosmetico sono state impiegate sostanze con un'attività antimicrobica non definibili conservanti in senso stretto (quindi non inserite nell'allegato V) che in sinergia con altre strategie di conservazione limitano la proliferazione dei microorganismi e riducono significativamente il pericolo di contaminazione.

Strategie di conservazione dei cosmetici

In un'ottica di riduzione dell'utilizzo di conservanti cosmetici classici nelle formule, sia per motivi di marketing che di destinatari del prodotto, o ancora per la produzione di determinati tipi di cosmetici certificati in cui è limitato l'uso di alcuni conservanti, è possibile attuare diverse strategie (anche in sinergia) come valida e provata alternativa all'uso dei conservanti cosmetici classici.

Il tipo di acqua

Solitamente l'acqua utilizzata per la produzione è acqua depurata. Utilizzare acqua proveniente da impianto che la sottopone ad osmosi o luce ultravioletta può aiutare a ridurre significativamente il pericolo di contaminazione

Limitare l'acqua "libera"

I microorganismi hanno bisogno di acqua per crescere e svilupparsi, pertanto, all'interno di una formula vengono inserite delle sostanze in grado di formare dei legami con l'acqua rendendola quindi non disponibile ai microorganismi e limitando di fatto la crescita degli stessi. Queste molecole sono glicoli, polimeri idrofili, e lipo amminoacidi. Possiamo citare per esempio Ethylhexylglicerin, Hexylene glycol o Capryloyl glycine, Pentylene Glycol, spesso usati in sinergia. Sono tutte sostanze che oltre ad avere attività solvente e umettante per esempio, garantiscono per la loro capacità di legare l'acqua un effetto booster per la conservazione del prodotto. Sono i cosiddetti "conservanti non conservanti" proprio perché non sono listati in allegato V, "multifunzionali", o "conservanti alternativi".

Nel nostro database cercando per INCI o parola chiave, puoi trovare la giusta combinazione di conservanti cosmetici attingendo ad una ricca lista: potrai chiedere campioni, informazioni e suggerimenti formulativi ai diversi fornitori specializzati.

pH e chelanti

Alcuni batteri, soprattutto i Gram negativi non riescono a crescere in ambienti debolmente acidi e in ambienti in cui vi sono pochi ioni metallici. Ecco perché l'impiego di pH acidi e sostanze chelanti, ovvero sostanze che legano ioni metallici concorrono a creare un ambiente sfavorevole ai microorganismi.

Packaging

Ridurre la probabilità di contaminazione, vuol dire quindi ridurre il contatto del prodotto con un ambiente che sterile non è: le mani del consumatore, l'aria con cui il cosmetico viene a contatto una volta aperto. Scegliere attentamente un packaging idoneo preferendo per esempio flaconi airless o tubetti rispetto ai classici vasetti è la scelta più intelligente per alcuni tipi di prodotti, soprattutto quelli formulati con i conservanti cosmetici alternativi. Fornitori specializzati sapranno consigliarti diverse alternative per proteggere al meglio i tuoi prodotti, e puoi contattarli per info e campionature direttamente dal nostro portale.

Conservanti cosmetici: Oli essenziali

L'aggiunta di oli essenziali in un prodotto cosmetico aiuta a ridurre la crescita batterica in quanto alcune sostanze contenute in essi, terpeni e i fenilpropanoidi, agiscono con diversi meccanismi contrastando la vitalità cellulare dei batteri: possono destabilizzare la parete cellulare batterica fino alla  rottura delle membrane esterne, oppure agire contro alcuni degli organuli che compongono i batteri, depotenziandoli.

Un ulteriore meccanismo di azione è rappresentato dal blocco della secrezione delle tossine dei batteri. 

Tra gli oli essenziali con più spiccate proprietà antibatteriche possiamo citare per esempio il timo, il tea tree, l'eucalipto.

Cerca nel nostro database con parola chiave "oli essenziali" per scoprire le caratteristiche di ognuno e il tipo di impiego e richiedere offerte e campionature ai fornitori.

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